Joyciani triestini
Trieste, la città che Joyce chiamava la sua “seconda patria”, ha acquistato sempre più importanza per gli studi joyciani negli ultimi anni, tanto che potremmo, per certi versi, dirla seconda solo a Dublino quanto alla utilità per meglio comprendere la vita e le opere dello scrittore irlandese.
Il significato speciale di Trieste è il risultato di ciò che Fritz Senn ha battezzato la nuova “archeologia triestina” di Joyce, ovvero la serie di initiative, ricerche e pubblicazioni che sin dai primi anni Novanta hanno reso possibile la scoperta e una migliore comprensione degli elementi che legano Joyce alla città (ne trovate un riflesso nella sezione eventi di questo sito). Gli inventori di questa “archeologia” sono il prof. Renzo Crivelli, Direttore del Dipartimento di Letterature e culture Anglo-Germaniche dell’Università di Trieste, autore di James Joyce, Itinerari Triestini – Triestine itineraries e di Una rosa per Joyce. Professore a Trieste, e il dr. John Mccourt, ricercatore del Laboratorio Joyce dell’Università, ed è autore di Gli anni di Bloom: James Joyce a Trieste, 1904-1920.Inoltre Crivelli, direttore, e McCourt, vice-direttore della Trieste James Joyce Summer School, che sin dal 1997 ha portato a Trieste decine di stimati accademici e autori per discutere della vita e delle opere di Joyce ed è riuscita a riportare l’attenzione su Trieste, anche attraverso iniziative come la mostra Le Donne di Giacomo nel 1999, dedicata al Giacomo Joyce e il XVI Simposio Internazionale su James Joyce nel 2002, che ha portato più di 450 studiosi e studenti a Trieste per una memorabile settimana di conferenze e attività.
Ma questo straordinario periodo di ricerca, che ora culmina nel MUSEO JOYCIANO – TRIESTE JOYCE MUSEUM, è stato costruito anche sulla base del lavoro di altri studiosi, ricercatori e scrittori locali – primi fra tutti quegli intellettuali e amici che gli erano stati vicini -, che negli anni passati hanno compiuto i primi passi per arrivare a comprendere meglio lo speciale rapporto tra Joyce e Trieste:
Stanislaus Joyce
Italo Svevo
Nel marzo 1927, Svevo fece la sua famosa conferenza su Joyce per “Il Convegno”, il giornale di Milano che aveva pubblicato una traduzione di Exiles nel 1920, e che pubblicherà negli anni successivi altre traduzioni da Dubliners e da Ulysses. Questa conferenza fu pubblicata da Il Convegno nel 1937, e da allora è stata riedita più volte. Bisogna riconosce anche l’importanza, in questo caso specifico, della vedova di Svevo, Livia, che conservò la corrispondenza di suo marito con Joyce, così come le sue lettere personali a Stanislaus e a Lucia, e raccolse anche delle rare edizioni delle opere di Joyce quando furono pubblicate in Italia. Questi materiali sono ora conservati al Museo Sveviano, a fianco del Museo Joyciano, e costituiscono la più grande raccolta in Italia di documenti originali di Joyce.
Alessandro Francini Bruni
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Silvio Benco
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Stelio Crise
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Dario de Tuoni
Poeta, romanziere e critico triestino, de Tuoni iniziò a prendere lezioni private da Joyce nel 1913.
De Tuoni è noto per il breve memoriale Ricordo di Joyce a Trieste (1966), che fornisce un interessante ritratto di Joyce nel periodo appena antecedente la I Guerra Mondiale.
Gianni Pinguentini
Un altro della cerchia di amici di Stanislaus, Pinguentini pubblicò il primo studio completo su Joyce a Trieste, Joyce in Italia, nel 1964. Sebbene limitato dalla conoscenza delle opere di Joyce in generale, lo studio contiene numerosi elementi ed intuizioni che sono state comprovate e ampliate da ricerche successive. Dato che la traduzione della biografia su Joyce fatta da Ellmann fu pubblicata nel 1964, Joyce in Italia include anche la prima traduzione in italiano di gran parte del Giacomo Joyce, con alcune varianti curiose. Pinguentini scrisse inoltre molti altri libri su Trieste, compreso un dizionario del dialetto triestino, ed è una valida fonte per comprendere la città e le sue tradizioni.
Alfonso Mottolo
Noto fotografo triestino, le sue foto estremamente suggestive di elementi e paesaggi triestini sono menzionati nel Giacomo Joyce, e sono state pubblicate in un numero speciale del James Joyce Quarterly nel 1991.
Roberto Curci
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Giornalista, critico d’arte e curatore di testi, Curci ha iniziato a fare ricerche su Giacomo Joyce mentre partecipava alla stesura di Bianco, rosa e verde, uno studio sulle scrittrici a Trieste.
Il risultato di questa ricerca, il volumetto intitolato Tutto è sciolto, è uno dei classici minori degli studi joyciani. Sebbene non sia un Joyciano, Curci probabilmente fornisce il miglior studio monografico sul background specificamente triestino del Giacomo Joyce e sulle prime due ispiratrici del poemetto in prosa di Joyce: Emma Cuzzi e Amalia Popper. Ha anche il merito di aver scoperto e conservato alcune rare foto di Emma Cuzzi e della sua famiglia.
Niny Rocco-Bergera
Autrice di due saggi su Joyce e Trieste e su Joyce e Svevo, pubblicati con il titolo Due saggi su James Joyce (1971).