Bloomsday 2020

Una Festa Per Joyce
16 giugno 2020

Anche in questo difficile 2020, come è stato negli ultimi 10 anni, a Trieste la metà di giugno sarà il momento di Bloomsday, il festival che ci fa scoprire l’Ulisse, uno dei grandi capolavori della letteratura moderna che lo scrittore irlandese James Joyce concepì e iniziò a scrivere proprio durante il suo lungo soggiorno in città. Il festival letterario triestino, con la sua formula ben calibrata che unisce rigore scientifico e divulgazione, informazione, divertimento e un pizzico di goliardia subirà in questa edizione, come tutte le attività culturali, un ridimensionamento dovuto alle restrizioni anti-Covid19: occuperà la sola giornata del 16 giugno, contro alle 4 su cui si era dispiegato nell’edizione 2019 e non vedrà eventi alla presenza del pubblico ma solamente incontri e manifestazioni on-line, in ossequio alle norme sul distanziamento sociale. 

E tuttavia la “festa per Joyce”, lungi dal perdere il suo more been (trascrizione scherzosa al modo joyciano del dialettale morbìn) anche quest’anno promette di raccontare, informare, approfondire e divertire, tutto insieme. Martedì 16 giugno, sui canali web e social del Museo Joyce Museum (www.museojoycetrieste.it e www.facebook.com/MuseoSvevoJoyce ) nonché, parzialmente, sulla pagina Facebook www.facebook.com/letteraturatrieste/ e sul canale Youtube del Comune di Trieste, dalle 10 del mattino alla serata, una lunga serie di appuntamenti affrionteranno il tema di questa edizione dedicata – per caso ma non casualmente – al capitolo 14°, I buoi del sole, che è quasi interamente ambientato in un’ospedale.
Alle ore 10 ne parleremo con Laura Pelaschiar dell’Università di Trieste che riassumerà l’episodio nella tradizionale conferenza di apertura del Bloomsday “in mezz’ora”. Seguirà la proiezione – ossia la messa in rete – del video-racconto di Paolo Visnoviz che ripercorre il festival 2019 dedicato a Nausicaa, uno dei più ricchi della rassegna, che ha visto la partecipazione di Marco Paolini, si è aperto con una memorabile partita di calcio letterario in piazza Unità e si è chiuso con un suggestivo spettacolo di Diana Höbel allo stabilimento del “Pedocin”.

 Alle ore 12 si aprono i cancelli del Bloomsday Playground di Annalisa Metus, creativa amante della cartotecnica e dei giochi che utilizzerà la struttura di alcuni celebri giochi di società per portarci una volta di più nei misteri dell’Ulisse che di un elaborato gioco ha la struttura. Si riprende dopo mangiato alle ore 14, con la messa in onda dello spettacolo che la compagnia dell’Armonia, come ogni anno, dedica appunto al capitolo scelto per l’edizione del Festival: il video dello spettacolo Le madrie del sole – L’ospedale scritto e diretto da Giuliano Zannier si potrà gustare sui canali web già indicati mentre alle 23.15, a chiusura della giornata, se ne potrà ascoltare la versione audio sulla web-radio www.radiocitytrieste.it. Alle 14.30 il primo degli appuntamenti del Pandemic Bloomsday Worldwide, una serie di collegamenti con alcuni dei festival joyciani nel mondo che, come quello triestino, saranno in questa edizione spostato in gran misura su Internet: incontreremo Bruna Autuori, direttrice del coraggioso Bloomsday Salerno; più tardi, alle 15.30 saremo in collegamento con Saint-Gérand-les-Puy, il paesino francese in cui Joyce ha trascorso buona parte del suo ultimo anno di vita, per parlare con Marion Byrne e Paola Pisani di uno spettacolo incentrato su ciò; infine, alle ore 17 ci collegheremo con il James Joyce Center, organizzatore del primo, del principale e del più grande festival Bloomsday, che è naturalmente quello di Dublino, per parlare con la direttrice del centro, Darina Gallagher. A Dublino ci fermeremo ancora un po’ per collegarci alle 17.30 con Fulvio Rogantin, triestino espatriato in Irlanda, guida turistica e appassionato joyciano: con lui potremo recarci all’ospedale di Holles Street, in cui l’episodio Oxen of the Sun è ambientato e potremo ascoltare qualche assaggio del suo nuovo libro, che esce sul mercato appunto quel giorno, intitolato El Monalogo de Molly, ossia la traduzione in dialetto triestino del celebre monologo conclusivo dell’Ulisse. E a proposito di assaggi e di nuovi libri, il Bloomsday 2020 non manca di celebrare questo connubio ormai tradizionale presentando ben due opere nuove che mettono assieme la cucina e il romanzo di Joyce: alle 15 presentiamo Joyce, Proust e i tartufi, nuova fatica di Andrea Pagani, mentre alle 16 è la volta di Divagazioni Gastronomiche sull’Ulisse di Joyce – Le mandrie del sole, sorta di instant-book di Martina Tommasi. Né può mancare un appuntamento musicale in un festival come questo, e se non possiamo avere appuntamenti dal vivo, possiamo tuttavia pubblicare una registrazione assai interessante, la versione di En-trance, suite ispirata all’episodio di Circe dell’Ulisse del compositore Giorgio Coslovich, presentata lo scorso anno proprio al Bloomsday triestino: questa nuova versione coinvolge musicisti di livello internazionale come il sassofonista David Jackson, del celebre gruppo rock-progressive dei Van Der Graaf Generator e il flautista John Hackett, fratello del più celebre chitarrista Steve, dei Genesis (alle 16.30). Conclude la densa giornata di appuntamenti joyciani l’incontro organizzato dallo “youtuber joycianoAndrea Carloni, curatore del canale Ritratto di Ulisse, che incontrerà due specialisti come Enrico Terrinoni, anglista e traduttore dell’Ulisse e Sara Sullam, a sua volta esperta di letteratura anglosassone e dell’opera di Joyce, per uno sguardo conclusivo sulle mandrie del Sole.
Bloomsday 2019 – Una festa per Joyce è organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste e dal Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Trieste attraverso il Museo Joyce Museum, con il sostegno di Regione Friuli Venezia Giulia. . Direzione amministrativa Laura Carlini Fanfogna e Paolo Quazzolo. Direzione scientifica Laura Pelaschiar. Direzione artistica Riccardo Cepach.

Ritorna la festa in onore dello scrittore irlandese James Joyce – che fra il 1904 e il 1920 fu a lungo ospite di Trieste – e del suo indimenticabile personaggio Leopold Bloom, protagonista del ro manzo Ulisse. Anche quest’anno in cui la pandemia causata dal virus Covid19 ha reso assai difficile l’organizzazione di attività culturali, Trieste – città che Joyce chiamò “mia seconda patria” – ricorderà il suo celebre ospite e l’antieroe da lui creato con una serie di eventi on-line che, come in tutte le precedenti edizioni del Bloomsday triestino saranno incentrate su un capitolo di Ulisse: il 14° intitolato I buoi del sole che , per caso ma non
casualmente, è ambientato in un ospedale.

conferenza di Laura Pelaschiar

Incastrato fra il capitolo Nausicaa, oggetto del Bloomsday 2019, e Circe, due degli episodi più scabrosi di Ulisse, Oxen of the sun – tradotto di volta in volta I buoi, gli armenti, o le mandrie del sole – è ambientato quasi interamente nel reparto maternità dell’ospedale di Holles Street dove un’amica di Bloom, Mina Purefoy, sta partorendo. Si tratta di uno dei capitoli che furono giudicati controversi e provocatori dai lettori degli anni Venti per le riflessioni sui temi etici del concepimento, della nascita e dell’aborto conditi dai lazzi e dalle volgarità di un gruppo di giovani maschi ubriachi. Ma è anche uno degli episodi più ricchi e complessi di tutto il romanzo dal punto di vista stilistico perché in esso Joyce parodizza, di volta in volta, decine di autori e stili della letteratura inglese.

Proiezione del video-racconto di Paolo Visnoviz

Per ricordare la passata edizione e riviverne i momenti più belli: l’indimenticabile disfida calcistica fra la squadra dei personaggi di Svevo e quella dei personaggi di Joyce in piazza dell’Unità, l’incontro con Marco Paolini, lo spettacolo conclusivo sulla spiaggia del “Pedocin” al tramonto. Riprese: Riccardo Cepach, Salvatore Napolano, Paolo Visnoviz. Musiche: Wooden Legs, Baby Gelido. Una produzione Comune di Trieste (Museo Joyce / Ufficio immagine).

a cura di Annalisa Metus

Il gioco di società come chiave di accesso per il romanzo del Novecento che più incute timore, Ulisse, il quale, d’altra parte, ha una struttura che si presta meravigliosamente a diventare terreno di gioco. Letteralmente. La fantasia della paper engineer Annalisa Metus, autrice della mostra Unfolding Ulysses – #7 Aeolus al Bloomsday 2018, di nuovo alle prese con l’opera di Joyce.

Spettacolo teatrale

Con Chino Turco (lettore), Cristina Silizio (infermiera Callan), Roberto Eramo (Leopold Bloom), Fredi Luchesi
(dottor Dixon), Lamberto Bonanno (Lenahan), Sara Dolce (infermiera giovane), Leo Zannier (Stephen Dedalus), Roberto Vidach (Lynch), Giuliano Zannier (Costello), Gerry Zannier (Buck Mulligan); Regia teatrale Giuliano Zannier; regia video e montaggio Maurizio Bressan. Presentato da L’Armonia – Associazione
tra le compagnie teatrali triestine in collaborazione con Art & Zan e con il Gruppo teatrale Amici di San Giovanni. Bloom chiede informazioni sul travaglio di Mina Purefoy che si protrae a lungo. In un locale al pianterreno incontra Stephen che sta bevendo e facendo chiasso con alcuni amici studenti. Gli uomini iniziano una conversazione su fertilità, contraccezione e aborto che si concluderà in un pub dopo la notizia che il parto ha finalmente avuto esito felice. La versione acustica della pièce andràin on da in replica alle 23.15, a chiusura di giornata, sulla web-radio Radio City: http://www.radiocitytrieste.it.

Pandemic Bloomsday Worldwide
Incontro con Bruna Autuori, presidente di Bloomsday Salerno

Che cosa possono avere in comune un porto del nord Europa come Dublino e una cittadina del sud come Salerno? Il Bloomsday, naturalmente: quel festival joyciano che solo una passione e una caparbietà come quella di Bruna Autuori potevano riuscire a traghettare fin sulle sponde del mare campano, dove si è festosamente installato fin dal 2015. Perché dalla costa di Sandymouth fino a quella del golfo delle sirene, lì dove arriva il mare, arriva anche Ulisse.

 

Presentazione del libro di Andrea Pagani

Parigi, giovedì 18 maggio 1922. Il romanziere inglese Sydney Schiff, dopo la prima del Renard di Stravinsky,  organizza una grandiosa serata. In quella occasione mondana, a cui parteciparono molti artisti e intellettuali, si incontrano per la prima ed unica volta due giganti della letteratura: Marcel Proust e James Joyce. Di cosa parlarono i due geni? Di arte, filosofia, narrazione? Le loro poetiche trovarono un punto di  incontro? Di questo e molto altro ci parlano due saggi di Andrea Pagani, Il cammino di Bloom che abbiamo presentate al suo apparire nel corso del Bloomsday 2019 e, appunto, questo nuovo intitolato Joyce, Proust e i tartufi di cui discuteremo con l’autore.

Pandemic Bloomsday Worldwide
Incontro con Marion Byrne e Paola Pisani

James Joyce trascorre quasi tutto il suo ultimo anno di vita nella piccola cittadina di Saint Gérand-le-Puy, a 20 chilometri da Vichy, nel Dipartimento francese di Allier. Marion Byrne, scienziata e artista di origine irlandese, che in quel villaggio vive, ha compiuto molte ricerche su tale soggiorno e, in collaborazione con
l’artista triestina Paola Pisani ne ha tratto un radiodramma in progress dal titolo A year in Saint Tempion-le-Machin. L’opera, che verrà messa in rete per la prima volta proprio in occasione di questo Bloomsday è stata realizzata grazie alla collaborazione del Comune di Saint Gérand-le-Puy, dell’Alliance Française di
Trieste, del James Joyce Centre di Dublino, della P’tit Bastringue Theatre Company Cosne D’Allier e della AACFE Franco-European Contemporary Art Association di Parigi.

Divagazioni gastronomiche sull’Ulisse di Joyce
Presentazione del libro di Martina Tommasi

Nel capitolo 14 dell’Ulisse, il suo protagonista, Leopold Bloom, riflette sulle tematiche inerenti alla procreazione e al parto. Temi che nell’immaginario e nelle tradizioni popolari sono sempre legati a pratiche igieniche e particolari preparazioni di cibi. Su questi temi si innestano le riflessioni e la ricca aneddotica di  Martina Tommasi che ne parla con Annalisa Metus.

Nuova incisione musicale di Giorgio Coslovich

Nel 2019 il pubblico del Bloomsday triestino ha potuto apprezzare questa composizione di Coslovich ispirata all’episodio joyciano di Circe nella versione per clarinetto, violino e pianoforte. Ritorna ora in un nuovo arrangiamento con la voce del sassofono di David Jackson, dello storico gruppo dei Van der Graaf Generator, e quella del flauto di John Hackett, della “famiglia” dei Genesis, fratello del chitarrista Steve Hackett. I due artisti britannici, protagonisti della scena “progressive” mondiale, hanno da poco
completato la registrazione negli studi di Sheffield e del Suffolk, di tre brani del compositore triestino che formano una “Joyce Suite”, la quale costituirà quasi metà del prossimo CD di Coslovich.

Pandemic Bloomsday Worldwide
incontro con Darina Gallagher, direttrice del James Joyce Centre

Il giorno di Bloom come celebrazione del romanzo Ulisse nasce il 16 giugno del 1954 – a cinquant’anni esatti dalla data in cui Joyce colloca l’azione – quando alcuni letterati irlandesi fra cui Flann O’Brien e Patrick Kavanagh decidono di compiere un pellegrinaggio laico ai luoghi che Bloom tocca nel libro. Da allora la festa si rinnova ogni anno nella capitale d’Irlanda e coinvolge da un lato la popolazione e dall’altro gli istituti deputatialla memoria e alla divulgazione dell’opera di Joyce come appunto il James Joyce Centre, attivo dal 1996. Evento in lingua inglese

 

A Dublino sulle orme dei Buoi del Sole con Fulvio Rogantin

Restiamo nella capitale irlandese per incontrare Fulvio Rogantin, triestino trapiantato a Dublino, guida turistica specializzata in tour joyciani con il suo brand Dubliniamo, che ci condurrà proprio di fronte all’ospedale di Holles Street, in cui l’episodio Oxen of the Sun è ambientato, per spiegarci come anche questo capitolo contenga uno “spicciolo di triestinità” e per farci apprezzare in anteprima qualche assaggio della sua recente fatica: la traduzione in dialetto triestino del monologo (che diventa Monalogo) di Molly, cuore e fine dell’opera di Joyce.

a cura di Andrea Carloni

Il canale Youtube Ritratto di Ulisse, condotto da Andrea Carloni, si occupa di ri-trarre e ri-trattare il romanzo di Joyce innanzitutto ascoltandone il testo. Ospite perfetto di questo Bloomsday on-line, Carloni ha coinvolto due dei più importanti studiosi e conoscitori dello scrittore irlandese. La prima parte dell’incontro, intitolata Da Adamo a Ulisse, la lingua: Una e Tr..a, vedrà protagonista Enrico Terrinoni, traduttore del romanzo nell’edizione Newton Compton del 2012, col quale ci tufferemo nel vortice del linguaggio delle Mandrie del Sole, apprezzando la sacralità e l’assolutezza, la caducità e la volubilità della parola. La seconda parte, affidata a Sara Sullam, docente di letteratura inglese a Milano e traduttrice, si intitola Buoi degli inglesi tuoi, e affronta direttamente il testo di Joyce e le traduzioni italiane del brano An Irish bull in an English chinashop, pastiche satirico ispirato alla figura di un altro celebre irlandese: Jonathan Swift.

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