Nato a Trieste il 18 novembre 1875, era figlio di Girolamo, un avvocato originario di Capodistria. Nicolò seguì le orme del padre, studiò giurisprudenza e aprì uno studio legale a Trieste. Fu un fervente irredentista, coinvolto in numerose associazioni filo-italiane.
I suoi profondi interessi culturali e letterari (conosceva 7 lingue straniere e pubblicò un certo numero di traduzioni di scrittori scandinavi) fecero sì che, dopo esser stato uno dei primi studenti di Joyce, nel 1909 si impegnasse assieme a lui nella traduzione a quattro Niccolò Vidacovichmani di Riders to the Sea di Synge e in quella della prima scena di Countess Cathleen di Yeats (la loro versione della prima opera non fu mai rappresentata a causa degli ostacoli frapposti dagli eredi di Synge e fu pubblicata solo 20 anni più tardi; del resto neppure Yeats approvò mai questa traduzione della sua opera).
Nel 1915 Vidacovich lasciò Trieste per l’Italia dove, assieme con altri esiliati, sostenne attivamente la causa triestina. Dopo la guerra, riprese l’attività legale in società con Igino Brocchi (il quale divenne presto un emissario speciale del neo governo fascista) e Ferruccio Slocovich (ex socio di Giuseppe Cuzzi). Reso inabile da una grave malattia e pertanto ritiratosi a vita privata, Vidacovich (che aveva italianizzato il suo nome in Vida-Covi) morì il 17 giugno 1934.